E così, giovedi 8 è ricominciata la scuola. E noi, eravamo pronti?
L’inizio
della scuola si porta dietro una grande complessità: bisogna togliere le
ciabatte da mare, e mettere scarpe vere, svegliarsi al mattino presto e persino
completare qualche pratica igienica di base, come lavarsi la faccia e i denti
tutti i giorni, mica solo quando la mamma urla. La scuola ricomincia sempre
così, ci coglie di sorpresa, forse ce ne eravamo dimenticati o forse
semplicemente speravamo che l’estate non finisse mai. Questo inizio di scuola è
la metafora della nostra vita familiare, del nostro non essere mai pronti
davvero, con astucci a cui manca sempre qualche pennarello di colore
fondamentale, come il verde mela o il grigio ferro, i libri malfoderati e i
compiti per le vacanze completati solo grazie al rush finale dell’ultima settimana.
E dire che quest’anno mi ero ripromessa di arrivare al primo giorno di
scuola con figli impeccabili, vestiti bene e senza neanche una patacca,
pettinati col pettine e non col forcone, con una merenda sana nello zaino, e
non i cracker del supermercato. Avremmo voluto varcare il cancello della scuola
tutti calmi e sorridenti perché – per una volta - puntuali, anzi, magari in
anticipo, anche solo di una manciata di minuti. Che emozione sarebbe stata! E
invece, eccoci, come al solito trafelati e con le stringhe delle scarpe
slacciate. In momenti come questo, il mio senso di inadeguatezza che cresce in
maniera esponenziale. Il primo giorno di scuola viene l’8 settembre, data che a
mio marito suggerisce l’Armistizio, a me il compleanno di Maria, la benedetta
fra le donne, la mamma con la M maiuscola.
Maria non soffre il tempo che passa, più di duemila anni e non sentirli,
come dice Ratzinger, lei è un’icona raggiante della bontà divina, insomma,
è lei la vera icona della femminilità, il vero modello trasversale alle
generazioni, altro che Sophia Loren o Claudia Schiffer.
Maria è una mamma, e ci mostra che essere una buona mamma non ha molto a
che fare con l’abilità nel temperare le matite, con la capacità di
debellare le macchie di cioccolato dalle magliette bianche (attività nella
quale, comunque, ho raggiunto un discreto grado di specializzazione), e non
significa preparare pasti nutrizionalmente corretti e caloricamente
bilanciati. Benché non si abbiano molte informazioni sulla vita quotidiana di
Maria, probabilmente nessuna di queste attività aveva molto peso per lei, e non
solo perché ai tempi non esistevano nè il cioccolato nè le matite. Lei è la
donna del presente permanente, come dice il papa emerito, un presente che ci dà
l’esempio, invitandoci a quell’atto di coraggio e di rottura con le regole del mondo che è
accogliere, fare dono di se stessa senza porre condizioni, sena riserve, senza
risparmiarsi, mettendo qualcun altro davanti a sè.
Ci insegna che non dobbiamo sentirci coraggiose perché affrontiamo una
riunione pesante col nostro capo, perché mettiamo insieme una cena col frigo
mezzo vuoto o decidiamo di raggiungere una destinazione nuova senza navigatore,
tutte cose che, in definitiva, non ci mettono davvero alla prova. Il vero coraggio
è l’esserci, l’offrirsi completamente, donare la propria vita,
semplicemente accettando così, a scatola chiusa, che sia fatto di noi quello
che vuole il Signore, che non solo è quello che comanda, ma certamente ha anche
un piano.
E non a caso, Papa Francesco rinforza il messaggio: “La Madonna, a Cana, ha
mostrato tanta concretezza: è una Madre che si prende a cuore i problemi e
interviene, che sa cogliere i momenti difficili e provvedervi con discrezione,
efficacia e determinazione. Non è padrona né protagonista, ma Madre e serva”
In
quanto a concretezza sento di avere ancora parecchio da imparare (chissà che
prima o poi non apprenda l’arte di stirare perfettamente una camicia in meno di
mezz’ora), magari la discrezione non è il mio forte, almeno a giudicare da
certe mie reazioni ad inconvenienti che riguardano i figli, ma sulla la determinazione,
e, anche sul prendersi a cuore le cose, direi che siamo sulla strada giusta. Ed
allora mi rincuoro, patacche, moccio al naso e stringhe slacciate a parte, posso
essere anche io una madre decente, mettendomi a disposizione di questo
meraviglioso progetto di vita che il Capo ha deciso per me. E allora, con la
coincidenza fra l’Armistizio e il compleanno di Maria, è il caso che faccia
pace anche io con la mia coscienza, e tenga a bada il senso di inadeguatezza,
almeno per oggi.
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