sabato 28 ottobre 2017

La mamma è sempre in servizio

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Cronaca di una giornata di ordinaria follia: figlia n 3 è caduta con lo skateboard, facendo lo slalom fra il divano e l'armadio, le avrai detto mille miliardi di volte di non usarlo in casa, e tu ti trattieni a fatica dal romperle quello che le è rimasto di sano.

Qualcuna delle tue figlie - nemmeno Scotland Yard riuscirebbe a scoprire quale - ha lasciato il freezer aperto (di nuovo), adesso il secondo e il terzo ripiano sono saldati in un'unica lastra di ghiaccio, di cui potrai avere ragione solo prendendola a martellate. Dopo un pomeriggio di piccone e l'allagamento dello stanzino ti sentirai come Elsa di Frozen, ma assai meno tricologicamente esuberante.

Quando pensi che sia finita, scopri che le due figlie più piccole hanno i pidocchi, e passi quel che resta della mattina a frizionare cuoi capelluti con lozioni untuose e maleodoranti, e a sfilare uova con le forbicine che avevi comprato per la manicure, finché ti viene l'irresistibile tentazione di comprare la macchinetta e rasarle a zero come soldato Jane in missione, giusto per star tranquilli.


Halloween si avvicina, e fioccano gli inviti a pizzate e festicciole macabre per tutta la famiglia, a te tocca sempre preparare la focaccia e non sai cosa daresti, per una volta, per essere quella che porta i piatti e i bicchieri di plastica. Anche se odi la festa pagana con tutte le tue forze, ti rincuora il fatto che al momento sia l'unica prova costume che passeresti senza difficoltà.

Intanto è ora di cena, le tue figlie avvertono i morsi della fame e minacciano di addentare le gambe del tavolo se non provvedi immediatamente, tu hai un frigo così vuoto che se parli fa l'eco. Allora scendi in tuta, senza pettinarti, a comprare qualcosa di pronto consumo e per strada incontri il direttore del personale della tua azienda, a spasso con la moglie, tutti e due in tiro per l'aperitivo e lei ti guarda come fossi il bidone della differenziata.

Nel frattempo scopri che la cucina è piena di cocci di vetro, a tua figlia maggiore è caduta la brocca di cristallo della tua lista nozze, roba che per riaverla ti toccherebbe risposarti, ammesso di trovare tuo marito nuovamente consenziente.

Risali e metti l'acqua della pasta, poi ti accorgi che ti manca il sale, tenti di convincere tuo marito ad andare al supermercato sotto casa, quello costoso come il bistrot di Carlo Cracco. In cambio gli prometti manicaretti che non sarai mai in grado di fare, lui lo sa già, ma finge di crederti. Dopo 45 minuti, quando quasi tutta l'acqua nella pentola è evaporata, lui torna a casa con:
2 pacchi di patatine da 300 gr
6 gazzose
1 pacco di merendine del Mulino bianco
2 confezioni di salame già affettato.

"e il sale?""Quale sale?"

quando finalmente riesci a scolare la pastasciutta,

  • tua figlia grande ti ricorda che ha eliminato i carboidrati, 
  • un'altra tua figlia è sazia perché ha mangiato quasi tutto il salame e le patatine, 
  • la più piccola si è addormentata, 
  • e tuo marito propone allegramente di ordinare le pizze d'asporto.


E intanto tu continui a raccogliere cocci di vetro, ti dici:
mai più caraffe di cristallo, d'ora in poi solo plastica
il rischio seconde nozze è scongiurato, tuo marito può stare tranquillo.

Ok, fermati un attimo. Respira.


"i fedeli laici devono guardare alla vita quotidiana come occasione di unione con Dio e compimento della sua volontà e anche di servizio agli altri (1)" 


lo sapevo che nella vita c'era il doppio fondo, come nelle valige nei film di 007. Il primo è quello normale, quello che tutti vedono, fatto di fatica, stanchezza, problemi piccoli e grandi, malattie esantematiche, pidocchi, ricerche di scienze impossibili e cene da preparare in meno di quindici minuti. Però a cercare bene c'è anche il doppio fondo, quello nascosto, più profondo, quello in cui si conservano le cose preziose.

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E quindi c'è un senso più profondo che dà a tutto una diversa prospettiva, quella del dono, del servizio, dell'amore per gli altri, per i nostri figli anche quando sono noiosi, per i nostri mariti anche quando sono inconcludenti, per noi stesse, anche quando a furia di correre rischiamo quasi di dimenticare quello che vorremmo essere e ci limitiamo ad essere quelle che siamo, trascinando una valigia piena di tante cose e di una immensa grazia.

(1) Dio Padre. Le parole chiave nel magistero di Giovanni Paolo II Edizioni Studio Domenicano pag 91


venerdì 13 ottobre 2017

Ti stimo, fratella!

Ti vedo entrare, spaesata, nel negozio, con il passeggino e un marmocchio che un attimo prima sembrava in coma irreversibile e un attimo dopo comincia ad urlare come se avesse bisogno di un esorcista.


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Avanzi a fatica fra le piramidi di profumi, gli stand con le magliette, in questi corridoi microscopici dei negozi, fingendo di ignorare le sciurette in capelli cotonati, micro borsetta a mano che fulminano te e rivolgono uno sguardo misto di pena e disgusto a tuo figlio, che chissà perché in pubblico ha sempre il moccio al naso, le scarpe slacciate, la maglia macchiata, e dire che porca miseria l’avevi controllato prima di uscire, non sembrava avere patacche e invece adesso sembra il bambino più sciatto del reame. 

Tu gli fai onore: hai i capelli crespi e la ricrescita, le mani non parliamone e ti sei messa il cappotto sui pantaloni della tuta passe-partout, il must del tuo autunno-inverno, che usi indifferentemente come pigiama, outfit da casa, e nelle emergenze anche per uscire, quando persino mettersi in jeans impatta sull'economia della giornata. 

Lo shopping non ti ricordi manco cosa sia, sei uscita spinta dal bisogno, ora che persino l’elastico delle tue ultime mutande ha mollato il colpo, hai trascinato il bambino fuori con te per ridurre i sensi di colpa e pure il carico su nonna o tata, a cui ne hai lasciati altri due o tre. 

Che ne sanno di te queste shoppingholic, queste che comprano cianfrusaglie per hobby e hanno le mutande in tutte le gradazioni pastello e tutte abbinate col rispettivo reggiseno? Non possono giudicare perché non sanno che hai sulle spalle 45 o più ore lavorative settimanali e una media di quattro ore di sonno per notte.


Non sanno che hai cose da fare: lavorare, fare la spesa, ingegnarsi di preparare un pasto completo in un quarto d'ora o meno, far fare i compiti, cambiare i pannolini, prendere i figli dallo sport e in tutto questo sforzarsi di evitare il colpo di sonno, per lo meno mentre sei alla guida, perlomeno mentre il tuo capo ti parla, e annotarti mentalmente che ti servono nuove mutande, a tuo figlio una nuova felpa senza patacche e in definitiva una nuova vita, dove ci sia tempo per fare tutto magari anche con calma. 

Sappi che non ti giudico, io ti capisco, fratella, ci riconosciamo a prima vista, noialtre che non siamo come le altre, noialtre che abbiamo tutte avuto uno o più figli che non dormivano una notte intera, mi sembra quasi che ci somigliamo, la tua macchia di grasso sulla manica ha quasi la forma della mia macchia di sugo all'interno dei pantaloni.

Siamo gemelle siamesi e combattenti per la stessa causa, per lo stesso esercito e con le stesse armi, noi che vorremmo pregare e invece ci addormentiamo, tentiamo di leggere un libro e ci addormentiamo, vorremmo coltivare hobby, ma il poco tempo libero, quando lo troviamo, lo passiamo generalmente dormendo, spesso ancora vestite e raggomitolate in posti improbabili, e tuttavia siamo certe esserci scelta la parte della barricata utile, quella più giusta, anche se non sempre la più comoda e asciutta.

Anche se non capiamo un'acca di finanza, ci pare di aver fatto un buon affare, certo, è un investimento di lungo termine, una specie di mutuo trentennale, ma il nostro tesoro ce lo scarrozziamo in giro, senza bisogno di cassaforte, e con un'ugola che rende superfluo anche l'antifurto.

La nostra stanchezza non somiglia a quella di gran parte del resto del mondo, che pure non si riposa mai: ha sempre qualcosa da fare, da comprare, un posto in cui andare e qualcosa da consumare. 

"Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? (…) Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” (Matteo 6, 25 e seguenti).

noi, fra una pappa e una riunione, fra un viaggio di lavoro e un ciclo colorato a 40 C, speriamo nel vero riposo cristiano: 

«Venite a me quando siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28)

Coraggio, fratella, io ti stimo!

venerdì 6 ottobre 2017

Il profilo twitter di Yoko Ono, la vedova di John Lennon, è accattivante, pieno dei suoi disegni, di foto, di canzoni di John, aggiornato con una frequenza che mi suscita una bonaria invidia. Sarebbe bello essere così mediaticamente esuberante, così varia e colorita. Eppure, fra le frasi di Yoko, qualche giorno fa è comparsa questa:


"Heaven is what we create together on Earth*."

*il paradiso è quello che creiamo insieme sulla terra


seguito da una pioggia di like, cuoricini e una marea di commenti, in massima parte entusiastici. Post come questi mi disturbano. Mi fanno venire voglia di visitare una cattedrale gotica, di adottare un olivo, di fare qualcosa di durevole che mi ricordi - caso mai ce ne fosse bisogno - che siamo piccoli, piccolissimi, poco più che granelli di sabbia, creature fragili che tirano avanti alla meglio, figuriamoci se possiamo pensare di creare il paradiso sulla terra, con le nostre mani, le nostre teste e i nostri passi malfermi. 

Perché un paradiso fatto così non potrebbe che riflettere i nostri limiti e le nostre debolezze, mentre abbiamo dentro di noi un anelito di infinito  che ci può salvare, un desiderio di tendere all'eterno. Certo, questo desiderio deve fare i conti con i limitati mezzi di cui disponiamo per realizzarlo, però è dentro di noi, e in certi momenti, quando tutto il resto sembra perso, è ciò che ci dà la forza di alzarci ogni giorno e di continuare a lottare, prima di tutto contro noi stessi. 

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Possiamo spendere una vita intera per cercare di perfezionare questa ricerca del Bene, questo desiderio di infinito, questo sogno del paradiso perduto che sempre ci accompagna, almeno da quando Eva barattò tutto l’eden per una sola mela stark delicious (vabbè che la frutta biologica costa una fortuna). Pensare che sia tutto qui, che non ci sia nulla che ci trascende, nulla a cui tendere, che il massimo sia quello che possiamo costruire noi sulla terra, è una prospettiva così limitante da mettere addosso tristezza e disperazione sconfinata anche al più ottimista del mondo. 

Mi spiace, Yoko, mi sei anche simpatica, ma come diceva la pubblicità di una banca qualche tempo fa, il mio paradiso è differente.