lunedì 18 settembre 2017

I super-genitori e l'anti-famiglia



Tutte le sere percorro in macchina più o meno la stessa strada, una lunga teoria di code al semaforo su una strada quasi in rettilineo. La faccio col pilota automatico, e intanto inseguo pensierini serali: se ho ancora una scatoletta di tonno, per cena stasera faccio la pasta, Celeste deve ripassare i verbi francesi per il test d’ingresso, devo ricordarmi di comprare il detersivo per il bucato. Mentre spunto la mia lista quotidiana di incastri esistenziali, la radio passa uno spot che per un attimo mi folgora. È la pubblicità di Fastweb e Sky per la nuova fibra, in cui una “super -mamma” torna a casa la sera e trova una figlia intenta a chattare, un figlio che fa i videogiochi e un super-marito che si dedica al calcio televisivo. La super-mamma non batte ciglio, anzi, con la massima disinvoltura annuncia che allora sarà libera di ritagliarsi uno spazio tutto per sé, guardando un film.
Intendiamoci: il mio sogno erotico più inconfessabile è indossare il mio miglior pigiama, stendermi languidamente sul divano e guardare film melensi, divorando cibo spazzatura e semplicemente dimenticandomi di avere figli, marito, cena da preparare, compiti da correggere e lavastoviglie da caricare o scaricare. Ci tengo a dirlo per non passare da moralista ipocrita: chi di voi mamme non ha mai sognato una serata così, scagli il primo anatema.
E confesso di aver trasmesso a ripetizione il CD degli Incredibili, appena ho capito che mi permetteva di sdoganare la “serata avanzi” facendola passare per una cena da super-eroi. Lo so che noi mamme siamo indaffaratissime, che in un solo pomeriggio possiamo riuscire ad incastrare anche tre o quattro impegni, a patto di non badare a sottigliezze superflue come la puntualità, o il trovare un parcheggio che non sia in divieto. E lo so che ci venderemmo un pezzo di fegato, per quanto ormai non più in così buone condizioni, per avere un po’ di tempo libero. Ma quella descritta dalla pubblicità è un’anti-famiglia, un luogo in cui convivono persone che sembrano avere in comune solo la prossimità fisica, troppo impegnate a farsi ciascuno i fatti propri per riconoscere il bisogno di stare coi propri cari, di ritrovarsi insieme dopo una giornata di studio o di lavoro, di condividere le loro vite. Non mi meraviglio che la pubblicità dipinga questa anti-famiglia e la beatifichi: è un cliente dai multiformi bisogni, a cui vendere a caro prezzo una marea di servizi, affamata di isolamento e relax e desiderosa di fuggire dalle responsabilità e dalle fatiche della vita quotidiana.
Il Papa ha sempre ragione, specie quando dice:
i legami coniugali e familiari sono in molti modi messi alla prova. L’affermarsi di una cultura che esalta l’individualismo narcisista, una concezione della libertà sganciata dalla responsabilità per l’altro (1)
I “super” genitori, nella pubblicità come nella vita reale, sembrano sin troppo ansiosi di derogare al loro ruolo di educatori e di presenze vigili, e preferiscono attività gratificanti e solitarie, lasciando allegramente i figli privi di qualunque guida, in balia di baby sitter “digitali” divertenti ed anaffettive. Ed è in questo prefisso “super” che sta il grande malinteso di tante famiglie di oggi: l’idea che fare tanto sia di per sé un valore, che si compensi la mancanza di qualità con la quantità di cose affrontate nel corso della giornata, che questo essere indaffarati ci permetta di auto-assolverci, perché tanto, “più di così” cosa volevi fare? La ricetta per mamme “non super” in due mosse facili e veloci dovrebbe essere separare ciò che è veramente buono ed utile per la famiglia dal rumore di fondo. E lo so che in linea di principio tutto quello che facciamo ci sembra indispensabile, anzi, se potessimo, avremmo una lista di cose bella lunga da aggiungere alle fatiche quotidiane, dobbiamo però fare questo fondamentale esercizio di auto-disciplina. In tutto questo agitarsi perdiamo il nostro scopo, che è trasmettere ai nostri figli dei valori, non per sms o installandogli qualche magica app nel cervello, sebbene un’app per riordinare le camerette senza fatica, se esistesse, l’accoglierei subito e volentieri. I figli dobbiamo educarli alla vecchia maniera: parlando con loro e dando loro l’esempio, dribblando i capricci, riuscendo con fatica a farsi ascoltare e, se sono adolescenti verbosi, affrontando la loro dialettica e i loro neuroni giovani e scoppiettanti.
Questo metodo, anche se vintage, rimane sempre attuale e intramontabile, più o meno come le décolleté di vernice e il girocollo di perle.
E’ inutile prendersela coi massimi sistemi, coi governi e coi progetti culturali e sociologici che non promuovono la famiglia, se noi per primi non riusciamo a mettere da parte la nostra comodità e spenderci per i figli, e anche per il marito e la moglie. Per educare i figli dobbiamo prima di tutto educare noi stessi.
Per essere mamme davvero “super” facciamo meno. E facciamolo meglio.
 1 http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/10/28/news/rivoluzione-si-ma-intanto-francesco-condanna-le-ideologie-anti-famiglia-105930/

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