mercoledì 10 gennaio 2018



Mio marito è un sant’uomo. 

Si è guadagnato tanti di quei meriti qui in terra, per il solo fatto di avermi sopportata (e supportata) in tutti questi anni, che Qualcuno ne terrà ben conto, quando verrà il momento.

So di non essere una moglie facile, con la mia logica un po’ traballante e la mia totale incapacità di affrontare qualunque situazione che coinvolga l’utilizzo di aggeggi tecnologici, e fra questi includo anche la televisione. 

In tutti questi anni ha trangugiato senza battere ciglio quasi tutti i miei esperimenti culinari, inclusa quella torta salata con il ripieno grigio topo, che non assomigliava per niente a quella dello show cooking in cui l’avevo vista preparare. 
Ha sopportato tutte le amiche e conoscenti che ho portato a casa, persino quelle mamme della scuola delle figlie che non sopportavo nemmeno io. 

E mio marito è una persona colta, uno che ha studiato. Sa perfettamente che esistono domande retoriche in cui l’unica risposta attesa è “sì”. 

Il problema, con mio marito, è che non sempre riconosce le domande retoriche. Per esempio domande tipo: “secondo te sto bene?” riferito a me stessa, dopo un estenuante tour de force dal parrucchiere, è una tipica domanda retorica con risposta affermativa. Non è assolutamente necessario riflettere, né rispondere, per amore di verità, che sì, il taglio non è male, anche se un po’ troppo da signora di mezza età, e che "il colore non è un granché, non sembra quello dell’altra volta, perché lo hai cambiato? "

E poi ci sono altre domande, anche queste retoriche a cui si può rispondere solo “no”. 
Per esempio, se chiedo, con aria afflitta: “ti sembro ingrassata?” io non intendo assolutamente essere scannerizzata dalle caviglie alla fronte, né sentirgli ammettere che potrei aver preso un paio di chili. 

Credo che non sia un questione di intelligenza, di cultura, nemmeno di affetto. È che l’uomo non ce la fa, facciamocene una ragione. 

Se ho imparato una cosa, in quasi vent'anni di matrimonio, è che la mente dell’uomo, anche se marito amatissimo, anche se intelligentissimo, non riesce ad afferrare la psicologia femminile, nemmeno quella della donna con cui divide il bagno da vent'anni. 

Perché un uomo a domanda risponde, non sa che le domande si dividono in due grandi categorie: quelle che presuppongono una richiesta di informazioni, oggettive, reali, tangibili, e altre domande che sono un test esistenziale, una richiesta di attenzione,  che si misurano col metro dell’amore e non dell’esattezza. 

Gli uomini non chiedono aiuto, in linea di massima lo considerano una sconfitta. Le donne adorano chiedere aiuto e vedere in quanti accorrono, quante manifestazioni di empatia, quante rassicurazioni e quanti complimenti arrivano. Non c'è vittoria più grande. 

Per questo sarebbe meglio non fare al marito domande, a meno di essere davvero pronte a ricevere una risposta sincera.

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